Giovanna Zangrandi (1910-1988): una vita per la libertà

Giovanna Zangrandi (1910-1988): una vita per la libertàMuore a Pieve di Cadore (BL) il 20 gennaio dopo lunga malattia la scrittrice Giovanna Zangrandi. All’anagrafe Alma Bevilacqua nacque a Galliera (BO) nella pianura emiliana. Dopo il diploma al Liceo classico “L. Galvani” di Bologna, la laurea in Chimica, la specializzazione in Farmacia, l’incarico di assistente alla facoltà di Geologia e la morte dei genitori, si trasferì nel 1937 in Cadore dove scelse di vivere.Inserita nella comunità locale, appassionata di montagna, sciatrice e alpinista, donna coraggiosa, libera e indipendente, abitò a Cortina, a Rizziòs e a Borca di Cadore dove progettò e edificò la sua casa. Esercitò le professioni di insegnante di scienze naturali, di allenatrice di sci, di giornalista, di gestrice del rifugio Antelao e di scrittrice. Dopo l’8 settembre 1943 scelse di schierarsi contro il nazifascismo combattendo nella Resistenza come staffetta partigiana “Anna” nella Brigata Calvi della divisione Nannetti in Val Boite, Val d’Ansiei e sul Gruppo delle Marmarole. Partecipò a rischiose missioni di trasporto messaggi, armi e materiali, durante un’azione salvò partigiani in difficoltà e, da esperta di chimica e geologia, progettò con disegni e mappe le collocazioni delle cariche di dinamite necessarie per sabotare alcuni ponti per danneggiare i movimenti delle forze militari tedesche. Per sfuggire ai rastrellamenti nazisti, insieme a altri due compagni ricercati (a seguito di una delazione anche su di lei pendeva una taglia di 50.000 lire), si nascose nei mesi dell’inverno 1944-45 in alcuni anfratti della roccia de La Memora a mt. 1800 sopra Calalzo di Cadore. Terminata la guerra, nel maggio 1945 fondò e diresse la rivista Val Boite, organo del Comitato di Liberazione Nazionale di Cortina d’Ampezzo e della Val Boite.Nel 1946, per realizzare un obiettivo condiviso con il comandante partigiano Severino Rizzardi “Tigre” del quale si era innamorata (ucciso dai nazisti in un’imboscata a Auronzo di Cadore il 25 aprile 1945), progettò e costruì il rifugio Antelao a mt. 1796 di Sella Pradonego a Pieve di Cadore. Lo gestì fino al 1951 cedendolo poi al CAI di Treviso. Assunto lo pseudonimo di Giovanna Zangrandi, la scrittrice pubblicò diverse opere di narrativa con le quali vinse: il Premio Deledda nel 1954 con I Brusaz, il Premio Bagutta nel 1958 con Il campo rosso, il Premio Venezia nel 1963 con i Giorni veri e il Premio Puccini, Senigallia nel 1966 con Anni con Attila. Altre sue opere: Leggende delle Dolomiti 1951, Il cucciolo nel vallone 1952, Orsola nelle stagioni 1957, Borca di Cadore cenno storico e turistico 1970, Il diario di Chiara 1972, Racconti partigiani 1975, Gente della Palua 1976 e Racconti partigiani e no 1981. I suoi temi principali sono: memorie personali e familiari, riflessioni sociali, culturali e politiche, personaggi e relazioni affettive, il lavoro e le meraviglie della natura, dei boschi e degli animali del Cadore.Molte le collaborazioni giornalistiche con quotidiani e settimanali locali e nazionali: Cortina, Cadore, Atesia Augusta, Dolomiti, Il Gazzettino, Amica, Epoca, Gioia, L’Unità, Gazzetta del Popolo, Gazzetta del Sud, Il Mezzogiorno, Il Corriere di Napoli, Noi donne e Nazione Sera.Gli ultimi anni della vita Zangrandi li trascorse in una difficile situazione economica, con una irrisoria pensione di invalidità, aggredita dal morbo di Parkinson. Fu sostenuta da “Volpe” il partigiano Arturo Fornasier amico dai tempi della guerra. Per sua volontà fu sepolta accanto ai familiari nel cimitero di Galliera (BO).Presso la famiglia Fornasier a Pieve di Cadore è conservato l’archivio della scrittrice, ordinato e tutelato dalla Soprintendenza archivistica del Veneto a cura di Myriam Trevisan.Alcuni dei libri di Giovanna Zangrandi sono stati ristampati o riediti (I giorni veri, I Brusaz e Leggende delle Dolomiti), ma la maggior parte di essi è da anni introvabile in libreria; nella BCB si conservano tutte le sue opere delle quali è consigliata la lettura.

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