Biografia

Beniamino Dal Fabbro (Belluno 14.8.1910 — Milano 25.8.1989)

Beniamino Dal Fabbro nasce a Belluno il 14 agosto 1910. È figlio di Francesco, Segretario generale dell’Amministrazione provinciale e di Ada Guarnieri.
Durante la Prima Guerra mondiale la famiglia, costretta a lasciare la città, si rifugia a Firenze. Qui Beniamino frequenta le elementari, le impressioni di quel periodo sono rievocate sia nei suoi versi sia nelle sue prose. A Belluno compie gli studi classici e nel 1933 si laurea in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Padova.
Nel 1937 si trasferisce a Milano dove prende i primi contatti con gli ambienti letterari e artistici. Fa le prime prove di collaborazione letteraria su “Campo di Marte”, “Corrente”, “Letteratura” e l”Ambrosiano”. Frequenti anche i ritorni a Belluno.
Gli anni che precedono la Seconda Guerra mondiale e soprattutto gli anni di guerra sono particolarmente difficili per un giovane letterato che, privo di risorse economiche sufficienti, vive tra la camera ammobiliata dove di suo non ha che libri e i caffè. È la solitudine del poeta che subordina qualsiasi esigenza alla vocazione per la poesia e all’indipendenza personale. Delicato nella persona, di salute cagionevole, è sostenuto dalla forza che gli viene da un temperamento ardente e da un’intelligenza tanto lucida quanto insofferente a qualsiasi condizionamento. Tra il 1943 e il 1944 Beniamino Dal Fabbro è a Belluno, definita in una famosa raccolta poetica Villapluvia, che amava e di cui parlava spesso con tenerezza ma anche con improvvisi moti di ribellione, per fare poi ritorno definitivamente a Milano. Nella città che vive i momenti più tragici del conflitto, frequenta l’ambiente intellettuale di Brera e il lavoro più intenso di Beniamino Dal Fabbro è dedicato alle traduzioni, sia in prosa sia in versi, soprattutto di Flaubert, Valery, Breton, Baudelaire e Camus.
Dal 1947 al 1954 è titolare della critica musicale sul quotidiano “Milano-Sera”: l’esercizio della critica musicale è uno degli aspetti della sua attività di scrittore di cui egli ha una nozione unitaria. Conoscitore profondo della musica, pianista lui stesso, vive l’esperienza musicale con la passione e il rigore che gli sono propri.
Nel 1953 compie un viaggio nell’URSS: sarà un momento importante della sua vita, poiché lo affronta con l’entusiasmo dello scrittore che, prima ancora che dalla curiosità per un mondo diverso rispetto a quello in cui vive, così ricco di suggestioni storiche e politiche, è spinto dall’interesse per un paese dove sono nate le opere di Puskin e Tolstoj. Ne trarrà impressioni indelebili come testimoniano le sue opere, un diario personale, una serie di immagini fotografiche e alcuni disegni e dipinti a olio. Nel 1955 conosce Gigliola Beratto, che sarà sua compagna di vita per oltre un trentennio, e diverrà erede e custode dell’archivio dello scrittore. Dal 1956 al 1964 è critico musicale de “Il Giorno”, con il quale collabora anche per la letteratura, così come con “Il Gazzettino” e con il “Resto del Carlino”. Nel 1958-59 sarà protagonista di una causa giudiziaria intentata da Maria Callas per diffamazione per un suo articolo di critica alla cantante dopo un’edizione scaligera di “Anna Bolena” pubblicato su “Il Giorno”. Ne uscirà prosciolto insieme al direttore del giornale Gaetano Baldacci.
Le sue opere in prosa e in poesia non hanno i riconoscimenti che meriterebbero: egli parla di un “veto” che l’ufficialità ha posto contro la sua persona e la sua opera.
Nel 1968 assume l’incarico di critico musicale presso il quotidiano “Avvenire”, con il quale svolge questo compito fino al 1982; la conclusione del suo rapporto di lavoro con il giornale è resa amara dal mancato riconoscimento dei suoi diritti, questa ingiustizia sarà da lui subita come un ennesimo oltraggio.
Gli anni della vecchiaia sono sotto il segno dell’incertezza e del disagio, la salute ha dei cedimenti, comincia ad essere tormentato dall’asma che andrà peggiorando a causa di un enfisema.
La curiosità e l’interesse per la vita è sempre vivissimo, vorrebbe intraprendere nuove collaborazioni, sente che molto gli era dovuto e poco gli è stato dato.
Sono però anni difficili, durante i quali le condizioni di salute peggiorano fino al giorno della morte avvenuta il 25 agosto 1989.