Il campo rosso. Cronaca di un’estate – 1946

Il campo rosso, Cronaca di un’estate – 1946.

Esce oggi nella collana “personaggi” del Club Alpino Italiano la riedizione del romanzo di Giovanna Zangrandi (Galliera 1910 – Pieve di Cadore 1988) “Il campo rosso. Cronaca di un’estate – 1946”, che fu pubblicato dalla casa editrice Ceschina di Milano nel 1959. Questa nuova edizione, curata da Giuseppe Mendicino, rende finalmente accessibile un libro che risultava introvabile anche sul mercato antiquario e consultabile solo nelle biblioteche. E’ la bellissima storia di una donna che aveva condiviso, nel corso della Resistenza, il progetto di costruire e gestire un rifugio alpino a Pieve di Cadore sulla Sella Pradònego a m. 1796, insieme con il comandante partigiano Severino Rizzardi dal nome di battaglia “Tigre” e che, nonostante la morte di quest’ultimo nell’aprile 1945, decide di intrapredere ugualmente questa costruzione dirigendo da sola un gruppo di muratori e di manovali.

Le vicende narrate, completamente autobiografiche, descrivono le attività che la nostra coraggiosa scrittrice svolge realizzando questo sogno che, da un lato è la testimonianza del desiderio di ricostruzione post bellica e dall’altro la evidente manifestazione della volontà di superare i dolori inferti dalla guerra. Il rifugio Antelao fu infatti costruito e gestito dalla Zangrandi fino al 1951, anno nel quale lo cedette al CAI di Treviso.

Scrive Mendicino nell’approfondita introduzione “Se I giorni veri è il suo libro più compiuto, Il campo rosso è quello scritto con maggior originalità di stile, per cui riceve il Premio Bagutta”. Infatti la narrativa di Zangrandi è diretta, chiara, trasmette forza d’animo e empatia per i protagonisti.

I personaggi del romanzo sono tutti molto caratterizzati nel profilo psicologico e ognuno rappresenta una parte della memoria dell’autrice delle pregresse drammatiche vicende vissute nella Resistenza in Cadore, con tutte le dinamiche e conseguenze, gli ideali, i lutti, le ferite, gli abbandoni, i tradimenti, le offese e le difficoltà materiali ed economiche patite.

Il piacevole e avventuroso contesto della vita in montagna divisa tra le tende e una baracca in quota, riserva quell’estate del 1946 anche tante meraviglie nei boschi, nella fauna selvatica e negli spettacoli naturali. E poi c’è il paese sottostante, e la vita che cerca di riprendere e di ricostruire le attività e i rapporti tra le persone.

Il titolo del libro vuole ricordare un campo di grano rosso di papaveri, immagine cara all’autrice dei suoi ricordi d’infanzia in pianura e il prato dai vivaci rododendri del piano dove il rifugio è stato costruito, che aveva attraversato con Rizzardi.

Il libro è in vendita presso il CAI nazionale (https://store.cai.it/it/) ed è disponibile al prestito in Biblioteca civica proprio oggi, il giorno del 35° anniversario della morte della scrittrice, che viene ricordata in copertina con una sorridente immagine, mentre va a cavallo a Borca di Cadore.

Questo romanzo è per chi la montagna la ama, la vive, ci lavora e ne comprende le difficoltà, e per chi ha ancora speranza in un mondo migliore e nella libertà, ideali per i quali ha combattuto e vissuto Giovanna Zangrandi.

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